Nell’esperienza comune, appare evidente come la comunicazione tra il medico e il paziente rappresenti un momento cruciale nel percorso di cura del malato. Ad alcuni può essere capitato, al momento di ricevere una diagnosi, una terapia o una prescrizione, di imbattersi in termini tecnici oscuri dal significato incomprensibile.
Altri potrebbero aver avuto difficoltà nel descrivere chiaramente i propri sintomi o nell’esprimere incertezze di fronte a spiegazioni poco comprensibili. Altri ancora potrebbero anche essere stati disturbati da telefonate, accolti in corridoi o aver ricevuto notizie cliniche poco rassicuranti senza la dovuta attenzione alle implicazioni emotive.
La comunicazione con il paziente potrebbe apparire come tempo sottratto alla qualità di cura?
Si pensi alle implicazioni derivate dall’assenza di comunicazione in situazioni critiche dal punto di vista clinico, dove il tempo speso nella comunicazione con il paziente potrebbe apparire come tempo sottratto alla qualità di cura.
Il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura!
Se ce ne fosse bisogno, lo sancisce anche la Legge del 22 dicembre 2017 n. 219 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento , art. 1, c. 8). E, ancor prima, sullo stesso concetto si soffermano la Carta di Firenze e il Codice di deontologia medica 2014: “Il medico – si legge qui all’art. 20 – nella relazione persegue l’alleanza di cura fondata sulla reciproca fiducia e sul mutuo rispetto dei valori e dei diritti e su un’informazione comprensibile e completa, considerando il tempo della comunicazione quale tempo di cura”.
Insomma, perché la medicina sia efficace è necessario che ci sia un flusso continuo bidirezionale di informazioni, di percezioni, che rendono il rapporto tra medico e paziente un rapporto empatico.
La diffusione delle soluzioni di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) costituisce una controprova
In ambito ospedaliero di area critica, dove il paziente sottoposto a ventilazione meccanica non può esprimersi verbalmente sebbene cosciente, costituisce una controprova della crescente attenzione al tema sebbene non manchino aree di miglioramento.
L’adozione di pratiche di CAA è infatti un processo multidisciplinare che coinvolge diversi elementi che vanno anche oltre gli strumenti specifici:
- Co-progettazione delle soluzioni da parte di infermieri, logopedisti, terapisti occupazionali, medici etc…
- Individuazione dei bisogni formativi dei pazienti e degli operatori sanitari sugli strumenti di CAA;
- Armonizzazione di diversi metodi/approcci di comunicazione adeguati alle necessità del paziente che variano nel tempo;
- Competenza tecnica richiesta ai professionisti sanitari per strumenti di comunicazione aumentativa e alternativa ad alta tecnologia.
Questa è l’entusiasmante sfida che insieme ai nostri partner come SEDA S.p.A. stiamo portando avanti consapevoli che uno strumento di CAA innovativo e flessibile come DICo® 1000, rappresenti il primo passo per il cambiamento rendendo il rapporto medico-paziente parte integrante del processo di cura.